dal sito Voce Isontina
Immagine: Voce Isontina
Abbiamo provato ad intervistare i passanti nelle strade di Gorizia e Nova Gorica circa le loro attese rispetto Go!2025.
Le risposte sono state, prevedibilmente diversificate.
Qualcuno ha auspicato il concretizzarsi di iniziative e servizi finalizzati a portare ad un aumento esponenziale della presenza turistica; altri hanno immaginato una città “appetibile” per insediamenti commerciali ed economici capaci di assicurare un futuro più giovane (e qualche saracinesca abbassata in meno) alle due città; altri ancora hanno soffermato la loro attenzione sul “futuro immediato” confidando in un cartellone che possa rendere ogni giorno del prossimo anno unico…
Tutte cose senz’altro importanti ma, verrebbe da dire, buone per tutte le latitudini. Forse sarebbe il caso di provare a ragionare cercando di dare una risposta a quella domanda iniziale non avulsa dal contesto in cui viene posta e immaginando le due città non solo spettatrici (più o meno passive) ma protagoniste dell’avvenimento che andrà ad iniziare fra poco più di 220 giorni.
Go!2025 avrà raggiunto il suo risultato più importante se gli abitanti di NovaGorica e Gorizia riusciranno a cogliere di essere parte di un’unica realtà pur nella specificità storica, linguistica, culturale, politica propria di ciascuno e cominceranno ad agire di conseguenza nelle scelte che riguardano il loro presente ed il loro futuro. Solo allora il limes diventerà limen e l’esclusività lascerà spazio all’inclusività permettendo alle diversità – spesso più apparenti che concrete – di incontrarsi, sovrapposi e “contaminarsi” reciprocamente.
Non ha più senso continuare a guardare solo ad un passato segnato dalle contrapposizioni, dal filo spinato e dalla Propusnica: certamente esso non va fatto cadere nell’oblio ma, nel rispetto di chi l’ha vissuto e sofferto sulla propria pelle, deve diventare – una volta per tutte – memoria donata se proprio non può essere condivisa. Il luogo da cui ripartire, non la palude in cui rimanere impantanati.
Per i giovani della generazione Z o di quella Alpha, casa è dove trovano le migliori condizioni di vita e di lavoro ma anche una proposta culturale adatta alla loro età. Bistrattati dagli adulti, sono espressione di una concretezza che può sorprendere chi non si accontenti di fermarsi alle apparenze. Il primo passo, allora, deve essere quello della conoscenza reciproca che precede, inevitabilmente, le proposte comuni ma permette loro di non rimanere confinate nell’iperuranio.
In questo le comunità cristiane di Gorizia e Nova Gorica e le Chiese sorelle di Gorizia e Koper, possono e devono divenire sempre più riferimento e testimonianza visibile della fattibilità di un cammino compiuto insieme, superando quelle difficoltà di contatto che sino ad oggi hanno ridotto davvero al minimo le occasioni di incontro.
Trincerarsi dietro la diversità linguistica al tempo dell’Intelligenza artificiale, significa ancora una volta dare ragione a colui che per primo pronunciò il famoso proverbio di discussa origine: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”.
Le collaborazioni ed i contatti non sono mancati e non mancano (pensiamo ad esempio a quelli fra le Pastorali giovanili e le Caritas o fra associazioni ecclesiali) ma è necessario dare loro continuità e farle uscire dall’eccezionalità facendole rientrare nella “quotidianità” tanto da divenire davvero incontro di Chiese.
Le problematiche, a ben vedere sono comuni: la disaffezione dei fedeli dalle proposte delle parrocchie, l’assenza dei giovani, la ricerca di nuovi percorsi di catechesi, l’invecchiamento e la diminuzione numerica del clero, la necessità di dare risposte ai grandi interrogativi etici che la società pone oggi, il dialogo inter-religioso e l’accoglienza dei migranti, le nuove povertà…
L’esperienza pluridecennale del pellegrinaggio a Monte Santo – Svetagora (pur ripensata nei contenuti e nelle modalità) può divenire il punto di (ri)partenza per un incontro di credenti che nello spezzare insieme del Pane trovano la motivazione e la forza per testimoniare alle rispettive città quella Speranza di cui sono chiamati a rendere ragione.
Aiutando i loro concittadini – ma anche quanti il prossimo anno visiteranno Gorizia e Nova Gorica – a comprendere il senso vero di Go!2025 perchè la cultura non è uno spazio da occupare ma un luogo da abitare.
Quel luogo teologico, ben prima che fisico, dove il Popolo di Dio in cammino nella storia vive la profezia che i Padri del Vaticano II hanno sintetizzato all’inizio della Costituzione pastorale “Gaudium et Spes”: “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.