Omelia dell’Arcivescovo Carlo di domenica 13 ottobre 2024 in occasione del pellegrinaggio interdecanale di Gorizia e Nova Gorica al santuario mariano di Montesanto – Sveta Gora.
foto: Danijel Devetak
Quando ascolto o leggo il brano di quest’oggi, sorge in me sempre una domanda: che fine avrà fatto l’uomo ricco che interroga Gesù sulla vita eterna (il Vangelo di Matteo lo definisce “un giovane”; quello di Luca “un notabile”) e se ne va via triste?
Una conclusione totalmente negativa mi sembra poco accettabile. Intanto è evidente che si tratta di una persona in ricerca e che ha fatto comunque delle scelte molto serie nella sua vita, osservando i comandamenti fin dall’età giovanile. E poi c’è quell’atteggiamento assolutamente particolare di Gesù, che fissa lo sguardo su di lui e lo ama. C’è solo un’altra pagina del Vangelo che riporta una situazione simile, cioè di un amore, di un affetto di Gesù per una persona precisa e non genericamente per i suoi o per il mondo: si trova nel Vangelo di Giovanni quando si parla dell’amore di Gesù per Marta, sua sorella Maria e il fratello Lazzaro, ma lì non si accenna a uno sguardo di amore da parte del Signore verso questi suoi amici (cf Gv 11,5). Possibile allora che tutto finisca con l’allontanarsi triste di quell’uomo? Ma proprio l’elemento della tristezza è molto significativo, perché viene ripreso due volte: la prima è quando si dice che l’uomo si fa scuro in volto per le parole di Gesù, ma la seconda è quella più importante e parla della tristezza mentre se ne va via.
Per interpretare questa tristezza ci è di aiuto un grande maestro della vita spirituale, cioè sant’Ignazio di Loyola. Nelle regole per il discernimento, cioè per comprendere quello che abbiamo nel cuore, il fondatore dei Gesuiti dice che quando ci si orienta al bene lo spirito del male cerca di provocare nell’animo tristezza, mentre lo spirito di Dio dona gioia. Al contrario, quando ci si orienta al male lo spirito cattivo cerca di proporre piaceri e consolazioni apparenti, lo spirito di Dio, invece, cerca di provocare rimorso e disagio. E non è forse ciò che prova questo ricco che si allontana triste?
Si tratta quindi di un episodio aperto: quella tristezza lo porterà a rendere provvisorio il suo “no” a quel Gesù dal cui sguardo ha intuito il grande amore o sceglierà comunque le ricchezze, nonostante la tristezza profonda provata nel cuore? Un episodio aperto come del resto tutte le pagine del Vangelo che sono sempre rivolte all’ascoltatore o lettore. Perché ciascuno di noi, ascoltando questo brano, dovrebbe sentire su di sé lo sguardo pieno di amore di Gesù e decidere di conseguenza.
Decidere in libertà. Perché un altro insegnamento che ci viene da questo episodio evangelico è che Dio rispetta comunque la nostra libertà, non la forza mai, anche quando il suo amore per noi è percepito con molta intensità. È assurdo, lo sappiamo, ma si può dire di no anche all’amore. D’altra parte la risposta positiva all’amore non può che essere amore. Ma l’amore non può esserci se non c’è libertà: non si può essere costretti ad amare, perché l’amore non può che essere il dono libero di se stessi.
Interessante anche il proseguimento del brano con l’osservazione di Gesù, in apparenza molto negativa, sulla possibilità che un ricco entri nel regno di Dio. In apparenza, perché è subito corretta da un’altra affermazione in risposta a quanto esclamato immediatamente dopo dagli apostoli: «E chi può essere salvato?». E Gesù dice: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
«Tutto è possibile a Dio»: non vi viene in mente una frase simile contenuta in un altro episodio del Vangelo? Sì, avete indovinato. È ciò che l’angelo dice a Maria al momento dell’annunciazione: «Nulla è impossibile a Dio», facendo riferimento alla parente Elisabetta che attende un bambino nonostante la sterilità e l’età avanzata. Su quella rassicurazione dell’angelo, Maria dice il suo sì: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Maria ha detto il suo sì alla proposta dell’angelo, mentre l’uomo che ha interpellato Gesù se ne va via triste. Maria lo dice con libertà, ma non confidando sulle sue forze, ma sul fatto che per Dio nulla è impossibile. Non è impossibile che il Figlio di Dio prenda carne nel ventre di una vergine, come pure – e questo è per noi di grande consolazione – che un ricco rinunci a tutto e segua il Signore.
Siamo in un santuario mariano, che è molto caro a tutti noi. Veniamo da due città un tempo divise e ora unite e non solo per il prossimo evento del 2025. Qualcosa che decenni fa sembrava impossibile, ora è diventato possibile e normale. Dobbiamo ringraziare il Signore e Maria che da sempre, da questo monte, ci ha considerati tutti suoi figli senza eccezione.
Purtroppo nel mondo ci sono tuttora tante “impossibilità” soprattutto riferite alla pace, che sembra appunto impossibile in Ucraina, in Medio Oriente (a cominciare dalla terra di Gesù), in molte altre zone del mondo. Ma proprio perché nulla è impossibile a Dio, anche questa sera, affidandoci all’intercessione di Maria, osiamo chiedere che la pace torni a essere possibile.
Maria, regina della pace, prega per noi.