Giovani e fede: un rapporto difficile

dal sito “Voce Isontina”

foto: dal sito di Voce Isontina

Una cena tra amici, questa è l’immagine della Chiesa immaginata e desiderata dai giovani, che emerge dalla indagine “Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità” (edizione Vita e Pensiero, 2024) curata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e coordinata dalla pedagogista Paola Bignardi.
Questo lavoro ha interessato un campione di 101 giovani di età compresa tra i 18 e 30 anni intervistati a livello nazionale, e scelti tra giovani che hanno smesso di frequentare associazioni, parrocchie, movimenti ed ascoltando anche la voce di chi è rimasto. La ricerca è stata presentata a Gorizia in un incontro organizzato dal Settore giovani di AC della nostra Diocesi.
Ospite della serata proprio Paola Bignardi, che ha interloquito con 5 giovani i quali le hanno posto delle domande ispirate ai risultati e tesi proposte dalla ricerca, dando così voce e forma ai dubbi e ferite di tanti giovani che spesso si trovano ad affrontare il loro cammino in modo solitario e inascoltato.
Quali sono allora i dati che emergono da questa indagine? Sicuramente, il primo è il costante calo dei giovani che dichiarano di credere nella religione cristiana cattolica: – nel 2013 erano il 56%, nel 2023 scendono al 32,7%. Se il trend continuerà allo stesso modo, nel 2050 i giovani credenti saranno il 5% -. Questo calo però non evidenzia una scelta di ateismo, la ricerca del trascendete in realtà è molto forte, ed emerge – sostiene l’indagine – una ricerca da parte dei giovani di una forte esperienza di spiritualità.
Emerge in tal senso la voglia di abbandonare un modo tradizionale e codificato di credere. I giovani sono alla ricerca di un’esperienza religiosa diversa il cui cuore è costituito dalla spiritualità e da una ricerca di relazioni autentiche.
In merito al rapporto con la Chiesa, questa non viene vista dai giovani intervistati come un luogo nel quale si alimenta un rapporto con Dio. La Chiesa è vista, dai giovani intervistati, – evidenzia Paola Bignardi -, come “vecchia, lenta e lontana”. L’età più critica dell’abbandono della esperienza ecclesiale è tra i 16 e i 17 anni. Ed è in questa fase della vita, l’adolescenza, che il più delle volte i giovani iniziano una ricerca spirituale tutta loro che “conducono in solitudine – spiega la Bignardi – una fede fai da te, senza comunità”.
C’è un desiderio di ritorno, ma allo stesso tempo anche la richiesta che la Chiesa si metta in discussione, il desiderio di una Chiesa più evangelica e meno struttura. Serve – ha sottolineato la professoressa Bignardi, – ripartire dalla spiritualità e dall’ascolto.
Molto interessante è stata l’analisi poi sul rapporto con la fede delle giovani donne. Dai dati emerge che nel 2013 si erano dichiarate cattoliche il 61% delle intervistate, nel 2023 la percentuale scende al 33%. Si è di fatto interrotto quel rapporto stretto tra mondo femminile e fede che ha sempre contraddistinto la storia ecclesiale.
Tutti i dati possono sembrare negativi. – “Anche no” – ha sostenuto la ex Presidente nazionale di AC. I risultati della ricerca presentata sottolineano quanto rimanga forte una ricerca di senso, il desiderio di un passaggio da una fede infantile ad una fede matura ma personale. Quello che i giovani chiedono oggi è spazio, essenzialità, protagonismo, ma soprattutto un mondo adulto credibile.
I giovani sognano una Chiesa capace di mettersi in dialogo con la vita delle donne e degli uomini di oggi. Insomma, chiedono alla Chiesa un cambiamento epocale per diventare una realtà autentica, accogliente ed inclusiva, capace di mettersi a fianco ai “cercatori di speranza” dove non sempre l’abbandono della Chiesa corrisponde all’abbandono della fede. Parafrasando il titolo di un bellissimo libro di Primo Levi tratto da un noto aforisma del rabbino Hillel “Se io non sono per me, chi è per me? E, se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora, quando?”

Presidenza diocesana AC


Sinodo e giovani

L’incontro di venerdì 4 ottobre nella Parrocchia della Madonna della Misericordia, una parrocchia “ai confini della diocesi”, è stato un esempio di ascolto e condivisione, ma anche di partecipazione.
Nell’esposizione della dottoressa Bignardi abbiamo ascoltato la voce di giovani che richiamano quanto avevamo già rilevato nel sinodo diocesano, ad opera di più voci nella fase di ascolto, ma anche alcune conferme su come vorrebbero la Chiesa nelle risposte ricevute nella seconda parte, rilevate durante lo scorso anno scolastico .
Ma importante è stato l’intervento di giovani che hanno letto la ricerca ed ognuno di loro ha dato voce a domande che questa lettura ha suscitato. E questo con una platea che ha ascoltato, condiviso, a sua volta fatto domande: platea costituta da persone di età diverse.
Una serata nello spirito sinodale, in cui sono stati espressi dubbi, chiesto pareri. Un segno di una Chiesa che “il si è sempre fatto così” va stretto, e non risponde più alla richiesta di spiritualità e fede di tutti.
Luisa Giusti, équipe diocesana del Sinodo