La dignità dell’uomo che lavora; ricominciare dal Giubileo

La sera dell’11 aprile, la sala riunioni dell’azienda multinazionale Valmet, nella zona industriale di Gorizia, ha ospitato un incontro non certo usuale per una fabbrica. Si è riempita di imprenditori e imprenditrici per uno degli incontri promossi nell’anno del Giubileo dall’Ufficio diocesano della Pastorale sociale e del lavoro diretto da fra Roberto Benvenuto.
Un incontro di testimonianze sul tema “La dignità dell’uomo che lavora; ricominciare dal Giubileo”.
Dopo il saluto di fra Roberto e di Paolo Vezil, ’sales manager’ della sede Valmet di Gorizia, l’incontro introdotto e condotto dalla giornalista Luisa Pozzar, è stato avviato dalle parole dell’Arcivescovo Carlo.
Detto che il Giubileo sollecita una riflessione anche sui valori e sulla dignità del lavoro, ha ricordato che Gesù, prima della sua missione pubblica iniziata a trent’anni, è stato un lavoratore a Nazareth. Ha quindi indicato la responsabilità di chi gestisce le imprese nel saper dare lavoro e dignità alle persone e speranza per il futuro ai giovani. Il presidente di Ucid Gorizia, Vittorio Gradenigo, ha sottolineato come per l’imprenditore cristiano la persona deve essere posta al centro della propria attività. Un giovane ingegnere brasiliano Hugo Valerio Riberio da Silva, ’product sales manager’ alla Valmet, ha guardato a come si può rendere l’ambiente lavorativo un luogo che rispetta e fa crescere le persone.
“Non è facile e non possiamo nascondere le difficoltà che si vivono”, ha detto, ribadendo che i valori non possono restare parole ma devono essere tradotti in vita concreta. La misura del successo di un’impresa non è solo nel mercato, ma anche nel ’benessere’ della persona che contribuisce con il suo lavoro a raggiungere quell’obiettivo.
Come credente, da Silva ha concluso dicendo che il Giubileo fa riflettere e invita a fare del proprio lavoro nell’impresa ’un atto di amore e di servizio’.
La testimonianza di Luca Fontana, presidente del Consorzio Cooperative Sociali ’Il Mosaico’, ha portato la riflessione sull’essere operatori sociali nel mondo imprenditoriale.
Le cooperative sociali sono ’un mondo complesso’ che deve coniugare economia sociale e promozione umana. Ai soci e alle persone assunte nelle cooperative sociali, ha sottolineato, non basta dare ’una paga’ ma è necessario creare benessere fisico e psicologico, facilitare le relazioni e l’inclusione. Per raggiungere questi risultati però, ha sottolineato Fontana, occorre affrontare con loro i problemi casa, lavoro, socialità delle persone disagiate e fragili.
Tutto questo non può prescindere da un lavoro fatto assieme ai Comuni, alle Aziende sanitarie, alle imprese, alle associazioni e ai volontari. La difesa dei più deboli, guardando alla costruzione del futuro con speranza sono, del resto, tra i principali temi del Giubileo di quest’anno.
La testimonianza di Andrea Gava, amministratore della Gava Imballaggi – società benefit, è partita da una frase di suo padre Giuseppe: “Tutti noi in questo passaggio terreno lasciamo un’impronta; sta a noi decidere di che tipo di impronta di tratta”. La sua azienda ha scelto di puntare al futuro nella sostenibilità che, guardando al lavoro e alla responsabilità, si coniuga con il rispetto, la famiglia, la trasparenza e la fiducia.
Essere società ’benefit’ comporta avere finalità di beneficio comune, limitando gli impatti della propria produzione, confrontandosi con altre imprese, promuovendo la conoscenza di una crescita che tenga conto del bisogno di salute delle persone dentro e fuori la fabbrica. Certo che i problemi mondiali della sostenibilità sono noti, ma Andrea Gava ha ricordato che ognuno può muoversi correttamente nel suo contesto.
“È lì – ha detto – che noi possiamo agire”.
Una testimonianza sui significati del Giubileo che viene da lontano è stata portata da André Haddad, direttore di Corpus Holy Land – Gerusalemme. Il Giubileo, ha sottolineato, richiama la liberazione della terra, la giustizia, la difesa dell’operaio, la solidarietà, la liberazione e la riconciliazione. Sono valori dell’antico Giubileo del popolo di Israele che però in questo tempo non si realizzano per i lavoratori palestinesi, sui quali ha portato la sua testimonianza.
L’impatto della guerra sul mondo del lavoro è pesantissimo ed ha reso ancora più difficile la vita del lavoratore palestinese. Il Giubileo cristiano invita alla solidarietà e in quella porzione del Medio Oriente – ha detto Haddad – occorre sviluppare strategie per un bene comune e costruire un nuovo modello di economia. Intanto i cristiani, che sono lo 0,7 per cento della popolazione palestinese, stanno cercando di tradurre l’anno del Giubileo in un progetto: fondare una ’casa del lavoro e della speranza’ in Cisgiordania ’per dare ai giovani un mestiere, vivere in fraternità e ricominciare’.
Negli interventi dei presenti è entrato, stimolato dalla moderatrice Luisa Pozzar, il tema della donna nel mondo dell’impresa. Un confronto che ha portato a sottolineare la necessità di rendere il lavoro sostenibile a uomini e donne tenendo conto del loro comune apporto alla vita delle famiglie.

Guido Baggi

foto e articolo: Voce Isontina

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